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Dall'ideazione alla sua realizzazione

Design e comunicazione sono concetti inseparabili. Ogni scelta - forma, fuzione, ergonomia - genera un linguaggio indissolubile dal brand.


Perché questo linguaggio sia coerente e davvero incisivo servono metodo nell'analisi del contesto e nella definizione degli obiettivi; esperienza per comprendere mercati e culture diverse; know‑how multidisciplinare che consente di sviluppare con coerenza branding, web e strategie di marketing integrate.


Da oltre 20 anni metto in campo tali asset per trasformare intuizioni e idee in solide corporate identity, capaci di rappresentare e veicolare l'immagine aziendale nel mondo.


Domenico Amodeo


Pronto a far brillare
il tuo brand?

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Published
01 June 2025

Prompt Engineering: Perché ‘fammi un logo bello’ non basta (davvero!)

Scrivere prompt efficaci è il nuovo superpotere dei creativi digitali


Nel mondo della generazione AI, ciò che chiedi è ciò che ottieni. Ma dietro a un’immagine d’impatto o a un testo brillante, c’è un prompt ben costruito. Scopri perché il prompt engineering è diventato una skill imprescindibile per chiunque voglia ottenere risultati davvero professionali.

Nel mondo della generazione AI ciò che chiedi è ciò che ottieni — ma solo se lo chiedi bene. “Fammi un logo bello” è un desiderio, non un’istruzione. La macchina prova a indovinare e tu ricevi risultati generici. Il prompt engineering è la capacità di tradurre la visione creativa in istruzioni operabili: contesto, obiettivi, vincoli, stile, formato d’uscita, criteri di valutazione. Niente magie: solo metodo. Risultato? Meno tentativi a vuoto, più coerenza e tempo guadagnato per la parte in cui serve davvero il tuo tocco.

 

Cos’è (sul serio) il Prompt Engineering

È la pratica di progettare prompt specifici che guidano l’AI verso un risultato usabile. Non riguarda solo “cosa scrivere nel box”, ma come strutturarlo in relazione a:

  • Immagini (concept, moodboard, styleframe).
  • Copy (titoli, payoff, microcopy).
  • Presentazioni/script (scalette, argomentazioni, varianti). 

Il principio è semplice: la qualità dell’output dipende dalla chiarezza dell’input e dalla valutazione di ciò che ottieni. Prompt migliori non sostituiscono il pensiero creativo: lo amplificano.

 

Anatomia di un prompt efficace (template riusabile)

  1. Contesto (per chi/perché)
    “Siamo un brand di cosmetica luxury che comunica minimalismo scientifico; target: donne 30–45, mercato EU.”

  2. Obiettivo (cosa deve ottenere)
    “Genera 3 concept di logo per rebranding di linea skincare premium.”

  3. Vincoli (paletti chiari)
    “Monocromatico; leggibile a 18px; no gradient complessi; no reference diretti a brand esistenti.” 

  4. Stile/TOV (la voce e i codici)
    “Stile minimal ispirato a forme naturali (foglia/onda), feeling clinico‑elegante; niente vintage.” 

  5. Output (formato/varianti)
    “Restituisci 3 proposte con: nome concept, 2 righe di rationale e suggerimento palette.” 

  6. Negative prompt (cosa evitare)
    “Evita elementi figurativi espliciti (viso), script font, cliché (goccia/fiore stereotipati).” 

  7. Valutazione (rubrica)
    “Valuta ciascuna proposta 1–5 su coerenza, chiarezza, distintività; spiega in 1 riga.” 

PRIMA (prompt generico)
“Fammi un logo bello per cosmetica.”

DOPO (prompt strutturato)
“Sei un art director. Contesto: brand cosmetica luxury, minimalismo scientifico, target 30–45 EU. Obiettivo: 3 concept di logo per rebranding skincare premium. Vincoli: monocromatico, leggibile a 18px, no gradient complessi, no richiami a brand esistenti. Stile: minimal ispirato a forme naturali (foglia/onda), clinico‑elegante, no vintage. Output: per ciascun concept fornisci nome, rationale (2 righe), suggerimento palette. Evita: volti, script font, cliché (goccia/fiore). Valuta: 1–5 coerenza/chiarezza/distintività con 1 riga di motivazione.”

Nota importante loghi: l’AI è ottima per esplorare concept. Il logo finale deve essere disegnato/vettorializzato a mano (unicità, leggibilità, diritti). L’AI resta un acceleratore, non l’autore.

Esempio copy (titolo pagina prodotto)

PRIMA
“Scrivi un titolo accattivante.”

DOPO
“Scrivi 5 titoli H1 per pagina prodotto siero vitamina C 20%. Tono: esperto ma amichevole, 7–9 parole, verbo d’azione. Evita superlativi generici (migliore, rivoluzionario). Includi 1 beneficio misurabile (pelle più luminosa in X giorni se presente) o meccanismo (stabilizzazione a freddo). Output: elenco numerato, niente prefissi tipo ‘Titolo:’.”

 

Anti‑pattern comuni (e come correggerli)

  • Aggettivi vuoti (“bello, accattivante, unico”)
    Sintomo: output generici, simili ad altri.
    Fix: sostituisci con vincoli osservabili (palette, leggibilità, stile, formato, limiti).

  • Istruzioni in conflitto
    Sintomo: l’AI “sceglie a caso”.
    Fix: prioritizza: se X e Y sono in conflitto, scegli X. Usa enumerazioni ordinate.

  • Prompt‑soup (troppa roba in una riga)
    Sintomo: risultati rumorosi.
    Fix: spezza in blocchi (Contesto/Obiettivo/Vincoli...). Meglio breve ma chiaro.

  • Mancanza di negative prompt
    Sintomo: cliché ricorrenti.
    Fix: elenca esplicitamente cosa evitare (icone, stili, toni).

  • Assenza di criteri di valutazione
    Sintomo: si sceglie “a occhio”.
    Fix: applica una rubrica 1–5 su coerenza/chiarezza/distintività; taglia spietatamente.

 

Governance del prompting (per creativi e team)

  • Naming & versioning.
    Dai un nome ai prompt (“PE‑Logo_Luxury_v03”) e conserva varianti con changelog (cosa hai cambiato e perché).

  • Glossario di stile.
    Crea un glossario di termini ricorrenti (cosa significa “clinico‑elegante” per il tuo brand, con esempi on/off).

  • Rubrica di valutazione.
    Standardizza la griglia 1–5 su coerenza/chiarezza/distintività; in team, votate separatamente e confrontate.

  • Privacy & diritti.
    Non inserire dati sensibili o materiali coperti da NDA nei prompt. Per loghi e sistemi visivi, l’AI resta esplorativa: il finale è human‑made (vector, accessibilità, ricerca conflitti).

  • Reproducibilità (immagini).
    Usa parametri come seed/aspect ratio per rifinire una direzione; salva ricette prompt + parametri → facilita iterazioni future.

  • No build.
    Se emergono chatbot/API o integrazioni software, handover a IT; qui restiamo su strategia/editoria. 

 

In pratica — Tri‑Lens (checklist pronta)

Operatività (2 azioni)

  • Template prompt: crea nel tuo editor un boilerplate con i 7 blocchi (Contesto/Obiettivo/Vincoli/Stile/Output/Negative/Valutazione) e riempilo prima di ogni sessione.
  • Rubrica di scelta: dopo ogni generazione, compila la griglia 1–5; conserva solo ciò che fa ≥4 in coerenza e ≥4 in chiarezza. 

Brand (1 allineamento)

  • TOV set: definisci 5 regole di tono non negoziabili (es. niente slang; 7–10 parole per titoli; noi e non io; zero superlativi). Inseriscile stabili nei prompt. 

Psicologia (1 principio)

  • Effetto ancoraggio: il primo output influenza i successivi. Parti da un esempio master approvato (immagine o copy) e chiedi varianti → migliore consistenza. 

 

Mini‑glossario (rapido) 

  • Negative prompt: istruzioni su cosa escludere (stili, cliché, elementi).
  • Seed: numero che permette di replicare una generazione immagine.
  • Aspect ratio (AR): proporzione dell’immagine (es. 3:2, 16:9).
  • TOV (Tone of Voice): registro e stile coerente con il brand.
  • Rubrica: griglia di valutazione 1–5 per decidere cosa tenere/tagliare. 

Conclusione 

Il prompt engineering non rende “tutti designer”; rende i designer più efficaci. L’AI accelera dove serve quantità e varianti; la qualità nasce da istruzioni chiare e scelte consapevoli. Chiedere “un logo bello” è come dire al falegname “fammi un mobile”. Dirgli per chi, dove, con quali materiali e misure: quello sì che porta a un risultato degno di firma.


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